Si si lo so, il mondo non è e non sarà più quello di prima, men che meno per noi agenti di viaggio; non è andato “tutto bene”, in effetti.
Guardare al passato non serve, ma aiuta; anche solo per darsi quel coraggio che, si sa, chi non ce l’ha non se lo può dare: beh, suppongo che Alessandro Manzoni non abbia mai conosciuto uno che fa il nostro mestiere, è evidente.
Perché oggi ci vuole (molto) coraggio ad immaginare di avere un futuro, in un settore (quello turistico) azzerato. Eppure ci siamo, ci siamo sempre stati, nel pieno della bufera abbiamo fatto l’impossibile per far tornare a casa i clienti, assisterli ed informarli quando non si capiva letteralmente nulla di quel che accadeva. Telefono sempre acceso, giorno e notte, e non è un modo di dire. Noi agenti di viaggio mangiamo pane e resilienza.
Ci siamo, ci siamo sempre stati, ci saremo sempre. Siamo solo in stand-by, siamo la piccola lucina rossa in attesa di riaccendere la vostra voglia di viaggiare.
Dai miei cassetti in ufficio (ri)spunta un ironico, ma appassionato ed affettuoso “Lamento dell’agente di viaggio”. Prima ancora dell’avvento dei social, tra colleghi ce lo si spediva via fax (il fax!) o mail, nel nostro settore era un piccolo cult.
Parla di noi, del nostro lavoro, del nostro mondo, dei nostri clienti, del nostro quotidiano, di cosa facciamo; e di come siamo percepiti all’esterno, che è poi il nostro vero cruccio, ovvero il non essere davvero considerati per quel che siamo, cioè professionisti che mettono le loro capacità – anzi, skills, hai visto mai che un millennial mi stia leggendo – al servizio dei clienti, in un campo, quello del travel, in cui tutti, ma proprio tutti, si ritengono esperti.
Un popolo di commissari tecnici, come si usa dire, e, a quanto pare, di altrettanti agenti di viaggio.
Il testo è buffo, ma sincero. L’ho un po’ modificato per attualizzarlo, forse un po’ lunghetto ma noi boomer siamo un po’ prolissi, ahimè. Non me ne voglia l’autore originale, che peraltro non conosco ma al quale va tutta la mia imperitura stima. Il merito è suo. Caffè pagato alla prima occasione.
Sono agente di viaggi. Il che equivale ad un master in geografia, vendita, public relations, contabilità, social media management, politica internazionale, marketing, meteorologia, customer care, lingue, psicologia e aggiungerei pure psicanalisi.
Tuttavia, dovrei capire al volo che, se lei mi chiede di prenotare per venerdi, in realtà intendeva per sabato e si, lo ammetto, un po’ sto mentendo quando le dico che gli hotels più economici di Venezia sono già esauriti prenotando ben quarantotto ore prima del Carnevale.
Naturale che non dovrei chiederle nessun supplemento per la riemissione di un biglietto aereo che ho dovuto cancellare perché lei mi ha fatto prenotare a nome Barbara, anche se all’anagrafe il suo vero nome è Nunzia.
Concordo: è inammissibile che l’hotel consigliatole dal suo elettrauto sia già pieno proprio quando vuole andare via lei. E poi dicono che c’è crisi, quanto ha ragione signora mia.
So come verificare rapidamente le tariffe aeree di ogni compagnia aerea del pianeta, prenotare una luna di miele, incassare la quota di una lista nozze, a volte contemporaneamente, conosco la Namibia e pure i residences in Salento, ma dal sottoscritto comprendo che lei si aspetti una perfetta conoscenza del clima che ci sarà tra tre settimane a Vancouver *, dove abita sua cugina.
Ma si figuri! Come le può venire in mente che mi dispiaccia se, dopo aver passato ore a preparare il suo programma nei minimi dettagli, con le mille varianti richieste, mi senta dire “grazie delle informazioni, alla fine l’ho prenotato da sola su internet”?.
Sono orgoglioso del fatto che abbia chiamato proprio me, per avere tutte le informazioni possibili sui bagagli dei voli che si è fatta comprare da suo nipote “che è tanto bravo col computer”; e va da sé che la mia autostima raggiunge vette inarrivabili quando mi chiede di farle, gratis, il web check-in per i voli suddetti.
Ma è indubbio che dovrei pormi delle domande esistenziali se le vacanze che si prenota da sola sono sempre, ma proprio sempre, delle magnifiche esperienze in cui tutto è perfetto, mentre quelle che talvolta le prenoto io hanno sempre qualcosa che non va, diciamolo.
Mi onora però che segnali il mio nome ad amici degli amici degli amici fino al nono grado i quali, possibilmente in tarda serata, e solo quando sono nei guai, mi chiamano per risolvere problemi e situazione assurde, direi quasi psichedeliche. Può chiamarmi Mister Wolf, risolvo problemi.
Adoro essere popolare e mi entusiasma sentirmi chiedere, mentre sono in coda alla cassa del supermarket, un suggerimento – gratis, naturalmente – per un bed and breakfast a Formentera che costi (ovviamente) pochissimo ma che sia (ovviamente) bellissimo (posso però suggerire – questo sì gratuitamente – una cosa: quel che costa pochissimo, difficilmente risulta essere bellissimo, fidatevi).
Mea culpa: sono io il vero responsabile per la coda in tangenziale ovest a Milano, il pessimo pranzo in aereo, il bambino capriccioso dietro la sua poltrona, gli scioperi, l’overbooking, il traffico di Manhattan; dovevo immaginare si aspettasse una camera più grande, chiedo venia ma pensavo che dandole in anticipo la metratura fosse riuscita a farsi una idea, e di sicuro avrei dovuto sottolinearle quanto antipatico era l’addetto al ricevimento.
MI allieta il fatto che tutti siano convinti che i miei viaggi siano sempre, comunque, quantunque gratis. Quindi il giusto contrappasso è ricevere sacrosante critiche perché non sono riuscito a prevedere gli spostamenti di un branco di meduse, per tacer delle mie carenze in termini di maree: possibile che dopo tanti anni ancora io non sappia a che ora, in che giorno e in che punto esatto nella tal isola ci sarà l’alta o la bassa marea? Mi rimetto alla clemenza della corte.
Però sorrido, simpatizzo, empatizzo, ascolto, consolo, subisco, assisto, rispondo al telefono, controllo mail/whatsapp/messenger, prenoto, modifico, cancello, riprenoto, verifico i vostri documenti, affronto i problemi quotidiani con tour operators, compagnie aeree, assicurazioni, faccio segnalazioni, apro contenziosi, mi occupo dei social, faccio sempre del mio meglio nell’interesse dei clienti, arrivo tardi a casa la sera. Repeat. Noi agenti di viaggio siamo cosi, lo siamo sempre stati, lo saremo sempre.
*ps: fra tre settimane, a Vancouver, dovrebbe esserci parzialmente nuvoloso. Forse.